Fa parte della Comunità montana Valsangro. Non è stato rilevato il nucleo originario di Bomba ma vi erano certamente dei piccoli vici attorno a delle piccole chiese o pievi.
La posizione attuale dominante la valle è stata scelta per difendersi certamente dall’attacco di popoli d’origine turca dapprima, di briganti poi.
La prima citazione storica risale a delle pergamene ora nella Curia arcivescovile di Chieti inerenti tasse ecclesiastiche.
Nel 1115 i clerici di Casali Plano devono pagare 3 tareni, altre 2 chiese devono pagare 7,5 tareni e 3 tareni.
Nel 1269, Carlo d’Angiò, dona Bomba a Ranulfo de Courtenay insieme a Chieti e molti paesi della vallata del Sangro e del circondario.
Alfonso d’Aragona impose, durante il suo regno, la tassa del “focatico”, per attuarla bisognava censire gli abitanti di ogni singolo paese.
A Bomba si contarono in questa maniera 79 fuochi che equivalevano a 400 abitanti circa.
Nel 1500 i fuochi salgono a 121 (600 abitanti circa). Feudatario di questo periodo risulta un certo Giovanni Maria Annechino (seguì i francesi durante la lotta tra francesi e spagnoli per la reggenza del regno di Napoli).
Così Carlo V concesse l’amnistia ai feudatari filofrancesi che giurarono fedeltà ai vincitori spagnoli, cosa che non che non volle fare Giovanni Maria Annechino che perse così il feudo di Bomba.
Giocoforza si cercò un nuovo feudatario, il quale fu Giovanni Genovoyx signore di Chalem.
Fu poi di Giovan Battista Marino che, nel 1631, lasciò Bomba al figlio Vincenzo, il quale, nel 1674 morì senza eredi, il feudo, indi, passò al Regio Demanio.
Il feudo passò, per acquisto dai frati domenicani di Roma, per poi essere acquistato da Giuseppe Caravita per conto del cardinale Carlo Pio di Sabaudia, indi passò al figlio di Giuseppe, Nicola, mentre, nel 1699 fu acquistato dal marchese Tommaso Adinari, la sua famiglia è l’ultima che tenne il feudo fino all’eversione del feudalesimo.
In questo frangente di tempo Bomba la popolazione era calata a 61 fuochi (cioè 300 abitanti).
Dal 1806, Bomba inizia una lunga strada per l’autonomia comunale, strada funestata da molti errori.
All’inizio del Novecento furono costruiti degli acquedotti per l’impianto idrico, l’acqua, prima, doveva per forza essere attinta dal Sangro (fiume principale della zona circostante) o da sorgenti limitrofe.